Nell'acqua che viene offerta permane la sorgente, nella sorgente permane la roccia e in questa il pesante
sonnecchiare della terra, che riceve la pioggia e la rugiada dal cielo. Nell'acqua della sorgente permangono le nozze di
cielo e terra. Questo sposalizio permane nel vino che ci è dato dal frutto della vite, nel quale la forza nutritiva della
terra e il sole del cielo si alleano e si congiungono. Nell'offerta dell'acqua, nell'offerta del vino permangono ogni volta
cielo e terra.
(M. Heidegger, La Cosa)
Siamo in Iraq, al sud, a Ur. Una manciata di chilometri ci separano da Nassiriyah e 16 chimoletri da Abu Tbeirah. Questa è l’antica Mesopotamia, la culla della civiltà. Un gruppo di archeologi porta alla luce importanti scoperte del terzo millennio a.C . Dal 2011 Ur, iscritta nelle liste del patrimonio UNESCO, ospita la Missione Archelogica dell'Università di Roma "La Sapienza" che è stata la prima missione straniera ad essere ammessa in Iraq dopo le Guerre del Golfo. Da Ur ogni mattina gli archeologi, svegliandosi che è ancora notte fonda, si recano al sito archeologico, attraversano per un breve tratto Nassiriyah e arrivano su una piana argillosa e desertica in cui stanno emergendo importanti e preziosi ritrovamenti del periodo sumerico. Siamo ad Abu Tbeirah. Ur è uno dei siti mesopotamici di interesse archeologico, una delle città più importanti del periodo sumerico, un vasto terreno in cui ammirare le testimonianze della prima civiltà, qui l'uomo inventò la scrittura e abbandonò l'oralità come unica trasmissione del sapere. Questa è l'antica Mesopotamia, la culla della civiltà. Il patrimonio dell'antichità è un recupero di memoria, desiderio, paesaggio e di un tempo nuovo, di un tempo in cui ricostruire a partire dal patrimonio tangibile e intangibile, materiale e immateriale. La scoperta del mondo antico permette di scoprire la quotidianità in Iraq per guardare questo Paese con occhi nuovi e diversi.
La Missione Archeologica dell'Università di Roma “La Sapienza” (diretta da Franco D’Agostino e Licia Romano), impegnata ad Abu Tbeirah, riguarda anche il consolidamento dei tesori di Ur con i fondi del ministero degli Affri esteri destinati alla cooperazione italiana per lo sviluppo. Il Tempio di Dublamakh, le tombe reali e soprattutto il complesso della Ziggurat, rientrano tra i monumenti interessati agli interventi di salvaguardia. Il lavoro svolto dagli archeologi è un lavoro di squadra, complesso e richiede specifihe competenze tecniche. Accanto agli archeologi italiani e iracheni c'è un gruppo di operai le cui conoscenze locali conservano saperi fondamentali e la cui compagnia fa bene allo spirito del gruppo. Scavare nel proprio passato millenario porta alla luce cose che hanno un valore che va oltre l'apparente immobilità degli oggetti. Queste cose sono la misura di un'umanità che sogna e desidera, essenze. Il presente così diventa davvero un ponte tra la memoria e il futuro e le cose diventano portatrici di riscatto culturale. (2017)